La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Puglia, con la sentenza n. 2360/29/24 del 27 giugno 2024, ha affrontato il tema degli accertamenti fiscali nei confronti di soci di società a ristretta base sociale, sottolineando l’importanza dell’onere della prova a carico dell’Agenzia delle Entrate.
Nel caso specifico, una contribuente socia di una cooperativa si era vista contestare un maggior reddito dall’Agenzia delle Entrate, sulla base della presunzione di distribuzione degli utili extra-bilancio tipica di queste società. Tuttavia, la contribuente ha dimostrato di non essere più socia nel periodo contestato e l’Agenzia non ha fornito prove concrete della distribuzione degli utili.
La Corte ha accolto il ricorso della contribuente, annullando l’avviso di accertamento. Ha infatti chiarito che la presunzione di distribuzione degli utili non è sufficiente a giustificare l’accertamento, ma richiede una dimostrazione puntuale e circostanziata del flusso monetario attraverso il quale gli utili sarebbero pervenuti ai soci.
La sentenza ribadisce che l’Agenzia delle Entrate non può limitarsi a invocare la presunzione di distribuzione degli utili, ma deve fornire prove concrete e specifiche a sostegno della propria pretesa. In particolare, l’Amministrazione finanziaria deve dimostrare come i maggiori ricavi accertati si siano trasformati in utili e come questi siano stati effettivamente distribuiti ai soci.
Questa decisione della Corte di Giustizia Tributaria rappresenta un importante chiarimento in materia di accertamenti fiscali nei confronti di soci di società a ristretta base sociale, sottolineando la necessità di una rigorosa dimostrazione delle violazioni contestate da parte dell’Agenzia delle Entrate.
