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L’inerenza dei costi nel reddito d’impresa: principi e orientamenti recenti

Il principio di inerenza rappresenta uno dei pilastri fondamentali nella determinazione del reddito imponibile d’impresa. Questo concetto, seppur non esplicitamente definito nel Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), deriva dalla nozione stessa di reddito e si configura come un requisito essenziale per la deducibilità dei costi aziendali.

Definizione e fondamento normativo

L’inerenza esprime la necessità che i costi sostenuti siano riferibili all’esercizio dell’attività d’impresa, escludendo quelli relativi a una sfera estranea ad essa. Il fondamento normativo di questo principio si ricava implicitamente dall’art. 109, comma 5, del TUIR, anche se la giurisprudenza più recente tende a considerarlo come un concetto intrinseco alla nozione stessa di reddito d’impresa.

Evoluzione giurisprudenziale

La Corte di Cassazione ha progressivamente affinato l’interpretazione del principio di inerenza. Le sentenze più recenti, come la n. 450 dell’11 gennaio 2018, hanno chiarito che:

  1. L’inerenza è un giudizio di natura qualitativa, non quantitativa.
  2. Non è necessario valutare l’utilità o vantaggio derivante dal costo.
  3. La congruità della spesa non è rilevante ai fini dell’inerenza.

Questo orientamento segna un distacco dalle precedenti interpretazioni che includevano anche valutazioni di tipo quantitativo o di congruità dei costi.

Onere della prova

Un aspetto cruciale riguarda l’onere della prova dell’inerenza. La giurisprudenza consolidata, ribadita anche dalla recente ordinanza n. 6114 del 7 marzo 2024 della Cassazione, pone tale onere a carico del contribuente. In particolare:

  • Per le imposte dirette, il contribuente deve dimostrare l’esistenza, la natura e la concreta destinazione del costo all’attività d’impresa.
  • Per l’IVA, è necessario provare l’inerenza del costo quale atto d’impresa, documentando l’esistenza, la natura e la destinazione della spesa.

Criticità e dibattiti aperti

Nonostante gli orientamenti giurisprudenziali recenti, permangono alcune criticità:

  1. La difficoltà di definire in modo univoco il concetto di inerenza, data la sua natura qualitativa.
  2. Il rischio di sovrapposizione tra il giudizio di inerenza e quello di antieconomicità delle operazioni.
  3. La questione dell’onere della prova, che alcuni ritengono eccessivamente gravoso per il contribuente, soprattutto alla luce delle recenti modifiche al processo tributario.

Implicazioni pratiche

Per le imprese, le implicazioni pratiche di questi orientamenti sono significative:

  • È fondamentale documentare accuratamente tutti i costi, evidenziando il loro collegamento con l’attività d’impresa.
  • Particolare attenzione va posta ai costi che potrebbero apparire “sospetti”, come quelli apparentemente antieconomici o non direttamente correlati ai ricavi.
  • In caso di contestazioni, l’impresa deve essere pronta a fornire prove dettagliate dell’inerenza dei costi all’attività svolta.

In conclusione, il principio di inerenza rimane un elemento centrale nella determinazione del reddito d’impresa. La sua corretta applicazione richiede una comprensione approfondita degli orientamenti giurisprudenziali più recenti e una gestione attenta della documentazione aziendale. Le imprese devono essere consapevoli che, in caso di contestazioni, spetterà a loro l’onere di dimostrare la correlazione tra i costi sostenuti e l’attività imprenditoriale svolta.

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