Comprendere le modalità corrette di fruizione dei permessi retribuiti previsti dalla Legge 104/1992 è fondamentale sia per i lavoratori che per i datori di lavoro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre chiarimenti importanti su questo tema.
Il caso in breve
Un lavoratore, impiegato presso un supermercato con il ruolo di addetto alle vendite, aveva richiesto permessi retribuiti ai sensi dell’articolo 33, comma 3, della Legge 104/1992, per assistere la madre affetta da disabilità grave. La società datrice di lavoro aveva contestato al dipendente un presunto abuso di questi permessi, sostenendo che in alcune giornate l’assistenza non era stata prestata durante l’orario di lavoro previsto (turno 8:00 – 14:30). Di conseguenza, il lavoratore era stato licenziato per giusta causa.
Le decisioni dei giudici di merito
In primo grado, il Tribunale di Palermo aveva annullato il licenziamento, ordinando la reintegrazione del lavoratore e il risarcimento del danno. Tuttavia, la Corte d’Appello di Palermo aveva ribaltato questa decisione, ritenendo legittimo il licenziamento. Secondo la Corte, il dipendente aveva abusato del diritto di fruire dei permessi, non avendo prestato assistenza durante l’orario lavorativo e non avendo dimostrato di aver assistito la madre in due delle tre giornate contestate.
L’intervento della Corte di Cassazione
Il lavoratore ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione, che ha accolto le sue ragioni. La Suprema Corte ha sottolineato alcuni punti chiave:
- Assistenza non limitata all’orario di lavoro: la Corte ha chiarito che l’assistenza al familiare disabile non deve necessariamente coincidere con l’orario di lavoro. I permessi ex Legge 104 sono giornalieri e non orari, pertanto l’assistenza può essere prestata in qualsiasi momento della giornata.
- Ampia accezione di assistenza: l’assistenza non va intesa in senso restrittivo come mera presenza fisica accanto al disabile durante l’orario di lavoro, ma comprende tutte le attività che il familiare non è in grado di svolgere autonomamente.
- Onere della prova: il datore di lavoro non può sindacare le modalità con cui il lavoratore presta assistenza, né pretendere che questa avvenga esclusivamente durante l’orario lavorativo.
I principi stabiliti dalla Corte
La Corte di Cassazione ha affermato che:
- Non c’è abuso se l’assistenza è prestata nella giornata: il lavoratore non commette abuso se assiste il familiare disabile nell’arco della giornata per la quale ha richiesto il permesso, anche se non coincide con l’orario di lavoro.
- Ruolo del datore di lavoro: il datore di lavoro non può limitare o condizionare la fruizione dei permessi, né controllare le modalità di assistenza, salvo reagire a eventuali abusi effettivi.
Implicazioni per lavoratori e datori di lavoro
Questa sentenza ha importanti conseguenze pratiche:
- Per i lavoratori: è confermato il diritto di fruire dei permessi Legge 104 in modo flessibile, purché l’assistenza sia effettivamente prestata nel giorno del permesso.
- Per i datori di Lavoro: devono astenersi dal controllare le modalità di assistenza oltre i limiti consentiti e non possono considerare abuso la mancata coincidenza tra orario di lavoro e assistenza.
Conclusioni
La decisione della Corte di Cassazione ribadisce l’importanza di una interpretazione ampia e flessibile dei permessi previsti dalla Legge 104/1992. L’assistenza al familiare disabile è un diritto fondamentale che non può essere compresso da esigenze organizzative aziendali. È essenziale che sia i lavoratori che i datori di lavoro conoscano questi principi per evitare conflitti e garantire il rispetto delle normative vigenti.