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La corretta applicazione del principio di competenza nel reddito di impresa – Tempestività del ricorso (Cass. 4.3.2024 n. 5726)

L’ordinanza n. 29387/2016 della Corte di Cassazione affronta una questione di rilievo in ambito tributario, specificamente in relazione alla tempestività del ricorso contro avvisi di accertamento e alla corretta applicazione del principio di competenza per la determinazione del reddito d’impresa.

Il Caso

Il caso riguarda T.T., ex socio della cessata Alfa S.a.s. di D.G. & Co., che ha impugnato due avvisi di accertamento: uno relativo al periodo d’imposta 2007 per maggiori imposte a carico della società e un altro per maggiori redditi da partecipazione imputati al socio per trasparenza. La Commissione Tributaria di secondo grado di Bolzano aveva rigettato l’appello dell’Agenzia delle Entrate, ritenendo tempestivo il ricorso del contribuente basandosi su un collegamento strutturale tra i due avvisi di accertamento.

I motivi del ricorso

L’Agenzia delle Entrate ha presentato ricorso per Cassazione affidato a due motivi principali:

  1. Tempestività del ricorso (violazione dell’art. 21 DLgs. 546/1992 e art. 6 DLgs. 218/1997): L’Agenzia ha contestato la decisione della Commissione Tributaria di secondo grado di Bolzano, affermando che gli avvisi di accertamento sono distinti e riguardano soggetti diversi (società e socio). Pertanto, la sospensione dei termini per l’impugnazione non può essere estesa automaticamente dal primo avviso al secondo.
  2. Principio di competenza (violazione dell’art. 109 DPR 917/1986): L’Agenzia ha sostenuto che la sentenza impugnata ha erroneamente confermato la riduzione degli importi accertati basandosi sulla mancata prova dell’incasso delle somme indicate nelle fatture. L’Agenzia ha affermato che, secondo il principio di competenza, i ricavi devono essere accertati in base al momento in cui si sono maturati e non in base all’effettivo incasso.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto entrambi i motivi del ricorso, cassando la sentenza impugnata e rinviando il caso alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado di Bolzano per un nuovo esame.

  1. Tempestività del ricorso: La Suprema Corte ha ribadito che l’accertamento con adesione non estende automaticamente i suoi effetti agli avvisi di accertamento relativi ai soci di una società. Ogni atto impositivo deve essere impugnato separatamente, e la sospensione dei termini si applica solo agli atti oggetto dell’accertamento con adesione.
  2. Principio di competenza: La Corte ha confermato che, in materia di imposte sui redditi, i ricavi devono essere imputati all’esercizio in cui si è formato il titolo giuridico che costituisce la fonte dei ricavi, indipendentemente dall’effettivo incasso. Questo principio è fondamentale per garantire una corretta rappresentazione della situazione patrimoniale e finanziaria dell’impresa.

Implicazioni della decisione

Questa ordinanza della Corte di Cassazione ha importanti implicazioni per la prassi tributaria:

  • Separazione degli avvisi di accertamento: Conferma che gli avvisi di accertamento notificati a società e soci devono essere trattati separatamente, con impugnazioni distinte e specifiche per ciascun soggetto.
  • Rilevanza del principio di competenza: Ribadisce che i ricavi devono essere contabilizzati nell’esercizio in cui si maturano, indipendentemente dall’incasso, evitando che i contribuenti possano manipolare la determinazione del periodo d’imposta in cui dichiarare i ricavi.

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